La risibile presunzione dei genetisti sulla diffusione dell'M 26

La risibile presunzione dei genetisti, circa la mutazione M26! 
(in merito a “La risibile presunzione […], vedansi eloquenti esempi in www.sardegnastoria.it  sezione “news”)
Ebbene sì!  Ne abbiamo scoperto l’ennesima, mentre cercavamo nelle loro pubblicazioni una documentazione sulla mutazione M26 del maschile cromosoma Y che, essi dichiarano, «si riscontra come la più frequente nei Sardi (33-41%) rispetto a TUTTI QUANTI gli altri abitanti di area europea e mediterranea [giù giù fino a Baschi spagnoli (appena il 6%)] »! 
Prendiamo l’articolo: “La deriva genetica ed il flusso genico interno hanno condizionato l’attuale struttura biologica della popolazione sarda?”  di E. Sanna, Maria C. Iovine, Carla M. Calò, uscito su Antropo, n°12, pp.43-52, del 2006, ed indichiamo anche uno scopo che si prefiggono i ricercatori:
«In questo lavoro s’intende (anche, ndr): 1) discutere la possibilità che l’effetto fondatore e l’effetto bottleneck possano aver influito sulla struttura biologica dei Sardi […] ».
 
a) – riguardo lo studio, diamo un elenco di quei “contenuti tecnici e statistici” che intendiamo analizzare nella LORO ESSENZA STORICA. Tenga presente l’attenta lettrice, che non prenderemo in considerazione punti cardine delle “Conclusioni” (p.50), quali:
1) l’azione dell’effetto del fondatore nella espansione dalla popolazione paleolitica ancestrale e nella fondazione di nuove comunità;
2) l’azione dell’effetto bottleneck in conseguenza di forti decrementi demografici avvenuti nel tempo in Sardegna, particolarmente rilevanti in alcune zone interne dell’Isola;
3) l'isolamento geografico e dunque la relativa scarsità di flussi migratori, in tempi storici, numericamente tali da modificare radicalmente la struttura biologica della popolazione autoctona tramite mescolanza tra le popolazioni o rimpiazzamento degli autoctoni. La ragione:
*  riteniamo, essi, deficitari di un perfetto inquadramento storico degli avvenimenti correlati (1), oppure riferentisi a risultati criticamente adombrati da tendenze affette da eccessivo soggettivismo (2), od anche perché influenzati da una oltremodo palese ignoranza geografica circa lo “isolamento” della Sardegna, professato ad abundatiam sol dai genetisti!
 
“Contenuti Tecnici e Statistici” che intendiamo analizzare.
1 - Le stime della popolazione del periodo romano adottate sono quelle proposte per l'ultimo secolo della Repubblica da (il) Pais (1923): 300.000 individui, mentre (il) Meloni (1975) per il periodo individuabile nel I secolo avanti Cristo ne propone 150.000. (p.44)
2 - M26 è una mutazione successiva della mutazione M170 (p.46)
3 - La mutazione M170 avrebbe avuto origine in Europa, circa 23000-28000 anni fa,  in popolazioni di cultura Gravettiana; la successiva mutazione M26 avrebbe avuto origine in una popolazione rifugiatasi in Spagna e Francia del Sud durante lo “Ultimo Massimo Glaciale” (Last Glacial Maximum: LGM, che ebbe luogo, secondo studi pubblicati nel 2004, 22 ± 2 ka cal BP) e che si sarebbe diffusa dopo il LGM, all’incirca tra 13000 e 9000 anni fa, in Sardegna (p.46)
4 - Da notare che la mutazione M26 è presente in tutta quanta la Sardegna (p.46) 
 
- Effetto bottleneck (definizione degli studiosi)
È ben noto che nel caso in cui una popolazione non sia largamente numerosa o subisca una drastica riduzione, le frequenze alleliche possono essere soggette a delle fluttuazioni casuali (genetic drift) (ovvero deriva genetica, ndr), che avvengono in misura direttamente proporzionale alla limitatezza della popolazione, [per dirla col L.L. Cavalli-Sforza, “Geni, popoli e lingue”, 1997: tanto più piccola la popolazione, tanto più grandi sono le possibili fluttuazioni casuali delle frequenze relative dei geni contenuti negli spermatozoi e nelle cellule uovo che formeranno la generazione successiva, ndr]. La deriva genetica dunque può cambiare il pool genico di una popolazione in base al caso. In conseguenza di una drastica riduzione della popolazione, in genere a seguito di epidemie virulente o per emigrazioni di massa, si assiste ad una forma di deriva genetica detta bottleneck (p.46)
Lo studio analizza ora, gli: «Effetti bottleneck che potrebbero essere avvenuti in Sardegna»
5 – (è questo punto, un ampliamento del n° 1-, ndr): - Durante il periodo dell'invasione romana. Nel 174 a.C. per illustrare e perpetuare le sue gesta compiute in Sardegna, Tiberio Sempronio Gracco fece collocare una tavola di bronzo, nel tempio di Roma della dea Mater Matuta. In base al testo della tavola, riportato da Livio [XLI, 28], 80.000 Sardi furono uccisi o resi schiavi tra il 177 e 176 a.C. dall’esercito romano. La riduzione della popolazione complessiva potrebbe essere stata di circa il 27% o di oltre il 50% a seconda della stima della numerosità della popolazione complessiva adottata per il periodo, rispettivamente: 300.000 (Pais, 1923) o 150.000 individui (Meloni, 1975). (p.46)
Ora, informiamo l’attenta lettrice che, da questo punto in poi, gli autori andranno a setacciare i dati che afferiscono al periodo successivo al 1320 d.C. Non seguiremo tale percorso, in quanto i dati ivi contenuti non rientrano negli interessi di questo nostro approfondimento.
 
b) – poniamo quì in essere, una valutazione dei “contenuti” selezionati, seguendo la stessa numerazione
1 – questo punto intendiamo, infra, accorpare al n° 5- ed anticipiamo essere le stime fornite dal Pais e dal Meloni assolutamente prive di fondamento! Come dimostrammo nella «POSTFAZIONE: Breve cenno sulla popolazione della Sardegna» (pp.175-86) di “kircandesossardos” del 2008, la quale per comodità del lettore è leggibile fra le “news” di www.sardegnastoria.it Nell’analisi del punto “5” sarà intanto, brevemente chiarita la nostra avversa posizione
2 – prendiamo atto e facciamo tesoro del dato trasmessoci [M26 è una mutazione (…)]
3 – di quanto comunicatoci nel punto “3” dagli studiosi, decidiamo di nulla eccepire (al momento) sulla prima parte del contenuto. Mentre opponiamo subito la nostra più severa negazione sull’attendibilità del prosieguo del loro scritto, cioè: «la successiva mutazione M26 si sarebbe diffusa dopo il LGM, all’incirca tra 13000 e 9000 anni fa, in Sardegna».
Ma, affermiamo, che i Sardi si fossero di già sistemati, con l’insieme di tutte le loro più connotative specificità culturali, nella Penisola iberica, essendo essi plausibilmente partiti dalla Loro Terra “almeno”, 13.700 anni prima d’ora!                                                   
4 - prendiamo atto e facciamo tesoro del dato trasmessoci
5 - Durante il periodo dell'invasione romana. Nel 174 a.C. per illustrare e perpetuare le sue gesta compiute in Sardegna, Tiberio Sempronio Gracco fece collocare una tavola di bronzo, nel tempio di Roma della dea Mater Matuta. In base al testo della tavola riportato da Livio [XLI, 28]: 80.000 Sardi furono uccisi o resi schiavi, tra il 177 ed 176 a.C., dall’esercito romano. La riduzione della popolazione complessiva potrebbe essere stata di circa il 27% o di oltre il 50% a seconda della stima della numerosità della popolazione complessiva adottata per il periodo, rispettivamente: 300.000 (Pais, 1923) o 150.000 individui (Meloni, 1975).
 
- Note a sostegno (nas) della nostra posizione -
nas 1- nas 5-    console T.S. Gracco
Cara lettrice, iniziamo la nostra elucubrazione con un excursus (mai posto in essere in qualsiasi scritto sulla storia di Roma!) particolarmente ghiotto. Come accennato, su “kircandesossardos” trattiamo estesamente l’argomento popolazione della Sardegna, riferendoci circa al momento in cui «l’esagerata opulenza dei Sardi, arruolò i Romani per i propri scopi»! Ciò, dopo aver loro insegnato le arti (di cui erano totalmente a digiuno) della carpenteria navale e dell’andare per mare di lungo corso. I Sardi (che a sentir gli storici dell’antichità classica, erano padroni assoluti del Mediterraneo occidentale conosciuto dall’ecumene come “il Mare Sardo”), con tale non belligerante, finissima strategia, ottennero anche il non secondario obiettivo di mettere i Romani in condizione di sconfiggere i Cartaginesi senza dover essi “risporcarsi le mani”, dopo le due tremende sconfitte inflitte agli stessi, nel 531 a.C. condotti da Mazeus e nel 508 a.C. essendo guidati “da due condottieri”, Asdrubale ed Amilcare, causa l’esorbitante numero di mercenari messo insieme!».  
Rappresenta, questa, l’ennesima dimostrazione che i Cartaginesi misero MAI piede in Sardegna da padroni! Esiste però la bislacca teoria dei cattedratici che mai “studiarono” perchè proni verso il negazionismo più sfrenato, la quale supinamente così recita: «fin dal lontano 509 a.C. i Cartaginesi erano padroni della Sardegna»!  Ma, ove ciò fosse rispondente al vero, i Nordafricani NON AVREBBERO CERTO PERMESSO ai «succubi Sardi», a un dipresso nel 265 a.C., di gagliardamente adoperarsi in aiuto di quella Roma che era diventata il loro più Grande Nemico! E, fu proprio grazie all’indottrinamento avuto dai Sardi, che Roma ottenne la prima vittoria su Cartagine subito dopo!  Nel 260 a.C. a Milazzo, con Caio Duilio che ne celebrò il trionfo navale!  È quì il caso si ricordi alla Sardalettrice essere stato pubblicato nel 2014 dal sottoscritto, un e-book dal titolo: «cartaginesi sempre sconfitti, dal 539 al 339 a.C.»!  Composto (nel cartaceo) di 169 pagine corredate da 232 note, in gran parte bibliografiche.
V’ha anche da dirsi come, sempre su “kircandesossardos” si dimostri, in linea generale ed in accordo con gli antichi commentatori classici che, il dato “spericolato” sui 300.000 abitanti, partorito dal Beloch (e fatto proprio dal Pais, avendolo immancabilmente copiato anche il Lilliu che di Preistoria e Storia Antica della Sardegna era totalmente a digiuno), risulti per l’appunto, assolutamente campato in aria! Nelle stesse pagine del saggio, calcolammo con differenti metodologie (ma con gli stessi parametri adoperati dagli studiosi), essere i Sardi (grosso modo allo scadere della passata era) a un dipresso in numero di 7.000.000 (settemilioni)!
Per la verità avemmo la CONFERMA della giustezza di quanto asserito nel 2008, nel momento in cui decidemmo di andare “a fare le pulci” agli strampalati conteggi, che il Lilliu Baruminensis ebbe il piacere di metterci sotto il naso in tutti gli scritti della sua produzione, proprio quelli inerenti la popolazione della Sardegna! Ebbene, non alla fine del I millennio a.C., ma tra il 1200 ed il 900 a.C., I SUOI DATI (al netto dei giochini nasconditori), dettero una popolazione di oltre 7 milioni di Sardi! (la Sardalettrice potrà, con gioia autentica, acquisire questa verità, ove si rechi in questo luogo: www.sardegnastoria.it/node/54   
Decretiamo pertanto essere, la risibile teoria dei genetisti, di già andata in discarica nel momento stesso della sua pubblicazione, nel 2006!  Infatti, quegli 80.000 (che per il vero rappresenta soltanto “un misero dato annalistico”!) risulta essere, non il 27-50% della popolazione sarda come immaginato dai genetisti!  BENSI’, APPENA APPENA LO 1,1%!  La cui infima quantità manda a farsi benedire la scelta dei loro «Materiali» (p.44), decisamente scadenti, anzi ingloriosamente “scaduti”! Ma, in perfetta sintonia con il loro famigerato EFFETTO BOTTLENECK! Che ha fatto FLOP, ovvero paradossalmente FIASCO, davvero imprigionato all’interno della BOTTIGLIA!
 
nas 3- Sembrerebbe, da quanto ci raccontano i genetisti, essi credano che: «la successiva mutazione M26 si sarebbe diffusa dopo il LGM, all’incirca tra 13000 e 9000 anni fa, in Sardegna»
Ebbene! Nella ricerca dei tanti luoghi nel mondo, abitati dal Sardo dell’Antichità, ci trovammo, decenni addietro, ad ammirare le figure pittoriche presenti all’interno della Cueva de la Vieja a circa km 100 a Sud-Ovest della iberica Valencia. In una delle tavole ivi contenute, è rappresentata, nel pieno del suo fondamentale, plastico esercizio di Cacciatore, nientemeno che la figura (però arcuata nel render manifesta la sua potente postura) del BRONZETTO SARDO da Serri: esso è, preciso, uno di quegli “arcieri saettanti” riportati dal Lilliu (nel catalogo: 1966, “Sculture della Sardegna nuragica”, Cagliari, ed. La zattera, p.141, fig.21). Pronto ad abbattere l’immenso ostacolo e riserva del suo vivere quotidiano, è così rappresentato, infra, in figura (da: 1982, L.R. Nougier, “La Preistoria”, Utet, Torino, p.147).
Il momento, che supra definimmo «almeno, 13.700 anni prima d’ora!», ricavammo sulla base dei seguenti parametri: a) la velocità di spostamento stabilita da Cavalli-Sforza/Ammerman per l’agricoltore, 1 km l’anno; b) tenendo conto di quanto dichiarato dagli Iberici studiosi d’area, i quali situano quelle espressioni pittoriche del Maddaleniano in un arco temporale che si diparte da 12.000 anni fa! Si tenga conto del fatto che il racconto pittorico che il Cacciatore Sardo in Iberia manifestò                                    
con maestria è preso a modello dai ricercatori che così si esprimono: «La capacità di configurare la scena risulta essere una delle caratteristiche dell’orizzonte artistico levantino. La più evidente che ce ne da la chiave, è proprio quella in cui “un arciere imbraccia la sua arma contro lo (immenso, ndr) animale”»! I quali ricercatori dichiarano che l’arte levantina è una piena manifestazione artistica, con un suo stile ben definito, la cui narrazione si sintonizza con una società di “Cacciatori Raccoglitori” (e qui vediamo cadere nel baratro la decisamente banale, nonché insufficiente, impostazione dei genetisti che ritengono i Sardi solo degli agricoltori che portano seco l’agricoltura in Europa!), aventi espressioni pittoriche, che si rifanno all’universo iconografico del Maddaleniano (circa 20-13.000 anni fa) e si situano in un arco temporale che si diparte da 12.000 anni fa! (vedasi fra gli altri: J. F. Jordán Montés, 2015, Minateda: un santuario rupestre de consacración iconográfica y de congregación de bandas de cazadores y recolectores, in Real Academia de Cultura Valenciana Sección de Arqueología y Prehistoria Serie Arqueológica, Num. 24, Varia XII, VV.AA: 377-485). 
Ecco perché ci pare decisamente errata quella esternazione dei genetisti: «la successiva mutazione M26 si sarebbe diffusa dopo il LGM, all’incirca tra 13000 e 9000 anni fa, in Sardegna». Infatti, se vi fu un trasferimento geografico della mutazione M26, esso parrebbe essere avvenuto nella direzione opposta, DALLA SARDEGNA ALL’EUROPA!  Ed anche in questo caso, certamente eclatante, ci troviamo di fronte ad un FIASCO dei genetisti!  Traditi e dalla totale assenza di una approfondita ricerca onde suffragare gli elementi in loro possesso e dalla fretta di dare alle stampe loro errate meditazioni!
* Ed, onde suffragare la COSTANTE presenza dei Sardi provenienti dalla Sardegna, nel Continente europeo, v’ha da ricordarsi quanto descritto nelle pp. 133-36 in “kircandesossardos” del 2008, circa i ritrovamenti di utensili d’ossidiana: un grattatoio al Riparo Mochi, Liguria (Ventimiglia) datato circa 12.200 BP; un raschiatoio all’Arma dello Stefanin Liguria (Albenga) datato 11.900-10.300 BP.  E badi, l’attenta Sardalettrice, essere la nostra, una affermazione SENZA TEMA DI SMENTITA! Poiché solo la Sarda Marineria, in quel torno di millenni, era abile a fare la spola fra Sardegna, Lipari, Pantelleria, Palmarola. Ma, viaggi e stazioni ebbero anche destinazioni nella Mezzaluna Fertile (leggasi Gerico), come vieppiù dimostrammo, su “kircandesossardos (pp.125-29), sia per il tramite del nostro scrupolo critico sia con il supporto di diversi altri autori. Tenga però presente l’attenta lettrice che il PPNA in cui fiorì Gerico, ove a ragione vedemmo la presenza di ossidiane sarde, è ormai datato a circa anni 12.000 BP!
Ed ancora, possiamo continuare così:
* Sulla base di loro conoscenze pregresse e recenti, alcuni studiosi rilasciarono una video-intervista [al tg scientifico Leonardo-Rai3 (il 18.10.2012)], avente per tema il sito delle Arene Candide in Liguria riguardo la storia dello stesso luogo, cui fu dato il titolo: «La Rivoluzione Neolitica». Infatti, la conduttrice di Leonardo, presentando il filmato, così esordisce: «Qui arrivarono in barca ottomila anni fa, uomini che ci portarono la RIVOLUZIONE NEOLITICA»!  Le competenze, di livello universitario, coinvolte erano: paleoetnologia, archeologia, paleoantropologia. Ebbene, scegliendole per lo specifico nostro interesse, si riportano le parole contenute nel primo intervento ed il parlato che ad esso segue:
«8.000 anni fa, arrivarono uomini via mare, forse dalle isole, trasportando sulle loro barche le sementi (cinque tipi di cereali), le pecore […], l’ossidiana, e le prime ossidiane che troviamo sono sarde, e di Palmarola. Erano navigatori e pescatori provetti, ma soprattutto contadini e artigiani, i primi, 8000 anni fa, a portare nel Mediterraneo occidentale allevamento, agricoltura e recipienti in terracotta […]».Va detto, per una più corretta fruibilità dei dati sottoposti, che l’isola di Palmarola, secondo G. Buchner (p.121 ns. saggio), ebbe una popolazione residente solo fra il II sec. a.C. ed il II d.C.!   
* Dulcis in fundo! È bene, brevemente, anche si ricordi: a) - il passaggio, ad Arene Candide, di comunità provenienti dal mare ebbe luogo pure molto tempo prima degli 8.000 anni fa indicati supra! b) - il famoso “principe”, giovane così nomato per la ricchezza del corredo restituito dalla sua tomba, ebbe una datazione radiocarbonica a 23.440 ± 190 BP! c) - ad un dipresso 11.000 e 9.300-400 anni B.C. cal, vi si trovarono i corpi di non meno di venti individui […] deposti con ricche offerte in fosse cosparse d’ocra; fra di loro era posto un grande palco d’Alce!