La risibile presunzione dei genetisti, circa il momento in cui la Sardegna iniziò ad essere realmente abitata

 


1- pro cominzare
 
Fra le persone oneste (che saran certo poche nel generale novero di quelle qui considerate, ma davvero molte se conteggiate quelle di ciascun ambito, essendo il presente discettare indirizzato a quelle ed a queste tuttavia) non ven’ha alcuna che abbia l’ardire di indicare la vile tendenza nasconditrice assunta, in una sorta di giuramento, da una composita élite ormai disperata!
La quale, nel pervicace obiettivo di perpetuare la generale incompletezza della conoscenza del passato, vien posta in essere invocando il dio della Menzogna, SENTI UN PO’ CARO LETTORE, proprio nei riguardi del plurimillenario trascorso storico, d’una grandissima Entità del tempo più remoto:

LA POPOLAZIONE DELLA SARDEGNA, CHE SI FECE UNIVERSALITA’, NEL CONDURSI PER TUTTE LE CONTRADE DELL’ORBE TERRACQUEO!
Come dimostrano, ben oltre 250 toponimi ed elementi lessicali, distribuiti su oltre 70 Paesi, che alla Sardegna rimandano[1], essendo ciò, nella unicità del fenomeno, una davvero incontrovertibile realtà!
Ben al di là del defunto Lilliu Baruminese Giovanni, che fra i primi in tempi recenti (senza dover rifarsi all’avvocato arpinate) comprese il grave pericolo, per lo immobile statu quo, rappresentato dal terribilmente nuovo su Sardegna e Sardi ch’esso andava disperatamente celando e, ben oltre il disfare di tutti (quasi) i locali esponenti le discipline storia ed archeologia, v’ha ben altro!
Si è da tempo parata dianzi, ad ostacolo dell’onesto incedere anelante il Vero, la nuova categoria (di certo pericolosa assai) che, presentandosi cinta di corona aurea, fu cooptata al condurre e trovare definitiva sistemazione a questo insano esercizio del nascondimento professionale.
Essa categoria nomasi: “genetica”!    Ahinoi!
La genetica, per altro verso magnifica e indispensabile disciplina, ci rese di nuovo edotti circa la sua disdicevole tendenza verso il mentire, attraverso la inopinata cancellazione di tutto ciò che portava sé stessa a prendere atto ed esprimersi positivamente circa i dati che dimostravano la ormai ineludibile universalità dell’antico “movimento socio-culturale, nonché basato su un ardito senso di lungimirante imprenditoria” che posero in essere i Sardi, certamente coprendo tutta la estensione di quell’area geografica oggi conosciuta come Europa!
Fu propio quella sua chiara decisione negazionista, che gettava alle ortiche il genuino raccolto  di cento suoi propri scienziati, che ci spinse a scrivere il contributo cui demmo il titolo:
«”Antichi Agricoltori Europei simili agli abitanti di Sardegna”! Esclamano i genetisti».
Pubblicato su Maimoniblog, il 10 Marzo 2016[2].
Ci aspettavamo una decisa alzata di scudi perché, nella realtà, tale titolatura si discostava palesemente dal testo che esprimeva il concetto fondamentale espresso nel lavoro:
« Ancient human genomes suggest three ancestral populations for present-day Europeans » di I. Lazaridis ed altri.
Consegnato per la pubblicazione il 23 dicembre 2013 ma (poiché respinto), ripresentato con correzione il 5 aprile 2014 ma (accettato in data 11 luglio 2014, non sappiamo con quale versione), esso fu poi pubblicato con versione ancora differente, il 18 settembre 2014, su Nature, v.513, n.7518: 409-413).
Ecco cosa accadde, alla significativa porzione di testo che catturò la nostra attenzione, posta alla fine della pagina 6 (sei) del consistente testo edito. Il quale, consegnato primariamente, era stato così sapientemente congedato dal gruppo facente capo al Lazaridis:
«Stuttgart clusters with two early farmers (the ~5,300 year old Tyrolean Iceman and a ~5,000 year old southern Swedish farmer from the Funnel Beaker Culture) suggesting an “Early European Farmer” (EEF)  meta-population similar to present-day Sardinians». 
Con nostra traduzione: «Stoccarda è posta nello stesso insieme di cui fanno parte due antichi “agricoltori” (Oetzi e Gok4), suggerendo la presenza di una “meta-popolazione di Primi Agricoltori Europei” (EEF),  simile ai Sardi d’oggigiorno».[3]
Quello qui appresso è il corrispondente testo, corretto, e riconsegnato dagli autori per la pubblicazione, il 5 aprile 2014:
«An “Early European Farmer” (EEF) cluster includes Stuttgart, the ~5,300 year old Tyrolean Iceman and a ~5,000 year old southern Swedish farmer, and is near present-day Sardinians». 
Con nostra traduzione: «Un insieme di “Primi Agricoltori Europei” (EEF) include Stoccarda, il famoso Oetzi di circa 5300 anni fa e l’agricoltore Svedese meridionale risalente a circa 5000 anni addietro, ed è (geneticamente, ndr) vicino ai Sardi di oggi».
Chiunque può vedere come sia scomparso il concetto, razionalmente derivato dal risultato della ricerca, che riferisce di «meta-popolazione simile a quella che vive oggi in Sardegna»! Ma, la commissione giudicante respinse anche questa seconda versione. Infatti, il lavoro, accettato per la pubblicazione su Nature il 18 settembre 2014 risulta, “ereticamente”[4], così ridotto ai minimi termini!  Eccolo, caro lettore, e meditaci su!
«An ‘Early European Farmer’ (EEF) cluster includes Stuttgart, the 5,300-year-old Tyrolean Iceman and a 5,000-year-old Swedish farmer».
Con nostra, mesta, traduzione: «Un insieme di “Primi Agricoltori Europei” (EEF) include Stoccarda, Oetzi e Gok4»!
Come l’attento lettore può rendersi conto, è sparito, per comando dei propugnatori della nuova eresia, ogni riferimento ai Sardi! Accidenti! Avete compreso l’assurdità nel declinare l’esposizione dei concetti che pare aver preso piede nelle commissioni genetiche? Quello esposto è un concetto che è la negazione stessa del concetto espresso!
Dal momento che i soggetti che lo compongono: la Signora di Stoccarda, Oetzi e similmente il giovane Svedese,  SONO DA TUTTI I GENETISTI CONCORDEMENTE  DEFINITI  
« S I M I L S A R D I »!
Specificandone, sempre, anche la Professione di Agricoltori, sulla quale essi basavano il sostentamento continuativo della più o meno loro estesa comunità proveniente dalla Sardegna. Pur tuttavia, la eretica, nonché insulsa nuova legge, emanata dalla “genetica”, vieta di ricordare antichissimi Sardi insediati in tutta l’Europa!
Ma, volete davvero vi si renda edotti, lettori tutti, su quanto chimerico sia il mondo che si son ritagliati questi signori, aventi la pretesa di nascondere perfino quella realtà che viene messa in luce all’interno della propria area disciplinare?  Eccovi accontentati!
Nel mentre quei sussiegosi commissari si dannavano l’anima per togliere di mezzo Sardegna e Sardi dalle conclusioni cui era giunto il lavoro consegnato il 23.12.13 ebbene, senza che essi se ne avvedessero, ma proprio nel campo di cui dovrebbero avere la più rigorosa consapevolezza, stava avvenendo qualcosa che avrebbe punito clamorosamente la loro presunzione negazionista!
D’altronde, l’attento lettore che avesse coscienziosamente letto ed appuntato quanto dicemmo in questo proposito nel nostro contributo su Maimoniblog il 10 Marzo u.s., rammenterebbe come i «Similsardi» individuati in Europa dai genetisti, fossero ben più che i tre, ai quali vennero volte le insane attenzioni che narrammo testé!  
Ed, a rigor di logica, vi possiamo aggiungere il Similsardo bulgaro, definito P192-1, di 2.650 anni addietro, presentato in «Population Genomic Analysis of Ancient and Modern Genomes Yields New Insights into the Genetic Ancestry of the Tyrolean Iceman and the Genetic Structure of Europe», pubblicato nel maggio 2014, ma ricevuto per la pubblicazione il 14 dicembre 2013, quindi persino nove giorni antecedenti la data di prima spedizione del lavoro firmato dal Lazaridis!  Nel lavoro citato, a firma M. Sikora ed altri, all’interno della “Discussione”, si dichiara testualmente: «Nonostante le loro differenti origini geografiche sia Gok4 che P192-1 assomigliano strettamente ad Oetzi nella loro parentela con i Sardi»![5]
Ed, a rigor di verità, vi possiamo aggiungere il giovane Similsardo ungherese, NE7 vissuto circa 6.400 anni fa, trovato (55 km a NE di Budapest) in località Apc-Berekalja I, che trovasi a 15 km a N di Hatvan, sul rio Zagyva affluente destro del Tibisco, località che trovasi “anche” a 6 km a Sud di altra la cui pronuncia suona Surdo-kpuspoki ed “anche” a 50 km ad Ovest di altra che si pronuncia Sar-vasko.  L’articolo che ne riportava i dati, con prima firmataria C. Gamba, fu inviato alla pubblicazione il 4 aprile 2014, quindi reso noto più di cinque mesi prima della pubblicazione del lavoro del Lazaridis ed altri! In tale contributo, «Genome flux and stasis in a five millennium transect of European prehistory», si dichiara nel capitolo dei “Risultati” ed in riferimento alle figg. 2 e 3: «I nostri genomi neolitici, tutti (sono riferiti a sette individui, ndr) vanno a raggrupparsi per  affinità  con  gli  individui  del  Mediterraneo  meridionale,  particolarmente con  i  Sardi,
 
I resti (ben conservati ma parzialmente frammentati) della Signora Similsada, di età compresa fa 20 e 30 anni, furono trovati nella metà meno antica di un esteso cimitero di cultura LBK, a seguito di scavi condotti dal 1977 al 1982 nel sito Viesenhäuser, che trovasi a Mühlhausen, periferia settentrionale di Stoccarda. La cronologia relativa delle sepolture fu confermata dalle date calibrate (5.100-4.800 BC) della stratigrafia. La nostra Similsarda fu sepolta secondo le modalità in essere in quel momento, giacente in posizione seduta sul lato destro, con testa orientata al Nord. L’analisi genetica ebbe luogo, previa estrazione del molare  2 inferiore destro ((lo testimonia l’immagine), con la rimozione del necessario materiale sottostante, che divenne campione per il laboratorio.
 
 Il cranio della Signora Similsarda di Germania
 
Eh sì, pur nella difficoltà di ricordare il sesso del contenitore assunto (buttiamo a caso) 50 reincarnazioni prima, ammesso che un’anima ponga in essere una simile retrospettiva ebbene, l’anima del Similsardo svedese si sarà innervosita un poco quando gli archeologi attribuirono i suoi resti ad una donna! Chiamato (orribilmente) Gok(hem)4 perché vissuto 5.000 anni or sono, superati i vent’anni  abbandonò il suo corpo ed ebbe sepoltura in luogo oggi detto parrocchia di Gokhem (ov’è una chiesa dell’anno 1000) che dista 8 km dal comune di Falkoping, nel sud del Paese. Questa qui a fianco è tomba, certo simile alla sua, il cui più antico esemplare pare datarsi a 500 anni prima, dicendosi destinato a personaggi ritenuti di rilievo sociale, forse perché portatori di sistema rivoluzionario atto ad avere il cibo: l’agricoltura. Si rimarca a 12 km ad E di Gokhem, la presenza di Karleby, sito ove si rinvennero ossi di pecora datati a circa 5.500 anni fa.
 
La tomba del Signore Similsardo di Svezia
               
                                                           
Facendo eco ai risultati ottenuti da precedenti analisi indirizzate direttamente a genomi europei neolitici e post neolitici»![6] E, quasi a rimarcare l’aiuto che può venire dal ripetere concetti già espressi, anche si dichiara: «The Neolithic genomes reported here accord with prior German, Scandinavian and Alpine early farmer genomes in showing an immigrant signature of Southern Mediterranean affinity». Ovvero: «I genomi neolitici qui riportati, si accordano con i precedenti genomi dei primi agricoltori, quello Tedesco, quello Scandinavo ed Alpino, nel mostrare una parentela con il marchio dell’immigrato dal Mediterraneo meridionale (leggasi dalla Sardegna, ndr)»!
E qui, quale davvero gustoso “dulcis in fundo”, ci piace riportare una considerazione del Dienekes Ponticos, rilasciata nel suo sito il 21.10.2014 e posta proprio a commento del lavoro firmato dalla Gamba: «I Neolitici ungheresi sono intimi ai Sardi (ciò è stato replicato in studi dopo studi, cosicché non è più una sorpresa, il trovare Neolitici europei che assomigliano ai Sardi)»!
Ma, lo studioso greco, vuol mettere in luce dell’altro: «È interessante notare che l’individuo NE7, che sembra avere capelli chiari ed occhi azzurri, è “proprio” come altri agricoltori Similsardi del Neolitico e possiede anche l’mtDNA aplogruppo N1a1a1a, che è ultra-tipico della gente neolitica dell’Europa». 
Ed anche, a rigor di verità, non possiamo tralasciare la Similsarda catalana CB13, di 7.400 anni fa, in riferimento alla origine della quale, gli autori espressamente dichiarano:
«[…] CB13 costituisce un unico insieme con tutti i primi agricoltori europei precedentemente sequenziati ed i Sardi odierni»![7] Ma proprio qui, ci corre l’obbligo, per il sovrano vincolo impostoci da una elementare legge etica, di rimarcare come quella dichiarazione dell’Olalde e dei suoi diciannove colleghi facenti capo a venti Istituti di ricerca, stia a rappresentare la pietra tombale atta a seppellire definitivamente l’alterigia di quella élite d’oltremanica!
Rimarchiamo, però, il fatto che questo lavoro: «A common genetic origin for early farmers from Mediterranean Cardial and Central European LBK cultures», di cui fu primo firmatario I. Olalde, fu pubblicato a settembre del 2015. Con tale richiamo intendiamo affermare che certo, “gli eresiarchi di Nature” non fossero nella condizione di prender visione del lavoro dell’Olalde et alii, perché pubblicato un anno dopo! Ma, tale richiamo ci permette di dichiarare a gran voce come, la commissione, che giudicò improvvidamente il lavoro del Lazaridis e dei suoi 120 colleghi, sia stata clamorosamente smentita di bel nuovo!  
 
1.1 – e goi sikimus
 
Abbiamo, quindi, scoperto la esistenza disgraziata di una azione (quanto antica?) che tende ad uccidere il progresso delle idee ove esso si scontri con gli interessi e le “certezze acquisite” di quella nomenklatura (composta anche da Nature) che ritienesi la testa pensante del mondo scientifico e, in definitiva, del mondo intero! 
Il nostro modo di leggere gli avvenimenti, ci fa credere che le pressanti forzature imposte a quei 120 ricercatori del gruppo Lazaridis, non fossero affatto un gesto isolato né della sola Nature, ma facessero parte di un progetto di disgraziato respiro che, «nello specifico caso», abbiam visto messo in campo contro le vicende antiche dei Sardi dell’Isola di Sardegna!
Comprendiamo, caro lettore, come per quei certuni che han perso l’abitudine a “leggere”, questa ultima nostra onesta dichiarazione possa apparire ingenua se non ridicola!
Ove questo fosse il caso, e crediamo lo sia, dovremo sobbarcarci l’onere di andare alla ricerca delle prove che portino alla luce essere quella nostra rivelazione «veritiera al di là d’ogni ragionevole dubbio»!  Ed avremo il piacere, stimato lettore,  di andare ad operare proprio in “domo nostra”!
Solo ora per nostra colpa, ma anche in ragione del forte legame tematico che si è venuto creando, decidiamo di porre attenzione sul resoconto del lavoro di altro gruppo di genetisti.
Bene. Ogni persona nata od abitante in Sardegna che abbia una appena sufficiente preparazione umanistica, conosce perfettamente come il più rinomato despota della sarda cultura, fosse convinto, per averlo dichiarato fino alla morte, avvenuta nel 2012 all’età di 98 anni, che la Sardegna fu abitata a partire dal 2600 a.C. circa[8].
Il 2.8.13 su Science 341: 565-69, uscì un lavoro dal titolo “Low-Pass DNA Sequencing of 1200 Sardinians Reconstructs European Y-Chromosome Phylogeny”, di P. Francalacci e altri trent’otto ricercatori di undici Istituti diversi. Precisiamo che per motivi di chiarezza, nel prosieguo della nostra nota, chiameremo i suddetti autori: i “genetisti”. Nel sunto di questo lavoro, tali autori ci informano d’aver ricavato l’albero evolutivo della specifica porzione maschile del cromosoma Y. Ed anche, sostengono d’aver “calibrato” temporalmente lo stesso albero, “con l’ausilio di dati archeologici[9] provenienti dalla iniziale espansione della popolazione della Sardegna, avvenuta circa 7.700 anni prima d’ora”, però avvalendosi d’un dato (che noi documenteremo aver essi erroneamente rielaborato) proveniente da altrui lavoro appartenente ad un’area che nulla ha a che vedere con la genetica! 
Veniamo, in più informati, a conclusione della presentazione del suddetto articolo, essere stata la popolazione della Sardegna nel periodo nuragico, di cui si indica la durata fra 1700 e 500 a.C., poco più di 300.000 persone.
V’ha da dirsi che questo lavoro dei “genetisti” è un lavoro portato a compimento da consumati specialisti nel campo della Genetica. Come tutti gli specialisti, essi conoscono alla perfezione la loro materia e di ciò siamo loro grati perché, scientemente operando nel suo stretto ambito, essi possono risultare portatori di grandissime novità al progresso della conoscenza.
Anche gli archeologi sono degli specialisti. Anch’essi operando nel loro specifico campo, la Archeologia, nell’oculato utilizzo di tutte le metodiche desunte dall’esperienza e con l’uso di quelle tecniche di precisa pertinenza dell’area, si candidano quali portatori di conoscenza sulla sistemazione, non solo temporale, di alcuni eventi riferiti all’agire umano.
Ovviamente, tutti gli specialisti, di una qualsiasi disciplina, operano quotidianamente mossi da una specifica impostazione culturale che è propria ed esclusiva del modus operandi venutosi a formare nel loro campo.
Ma, detto in senso lato, le varie discipline in cui opera l’uomo di scienza, non sono solo il prodotto, e si fanno carico, di tutte le esperienze pregresse per giungere al risultato! Ci sono un’infinità di variabili che concorrono al suo raggiungimento! A seconda del momento, e dell’orientamento ideologico dominante in esso!
Per esempio: quello che costringe la storia, l’archeologia e la genetica che si occupano di Sardegna, a macchiarsi del «peccato originale», attraverso la cui distorta lente si immaginano, l’Abitante Antico della Sardegna, sempre inchiodato al posto di ULTIMO DELLA CLASSE!
Beh, caro attento lettore, ove a professare questa drogata teoria siano Ricercatori Universitari che conducono e portano a compimento un loro importante lavoro di ricerca in campo archeologico (o storico), sarà chiaro anche per te come, il conseguente risultato, avendo certificazione universitaria, sia universalmente ritenuto ineccepibile e da condividersi senza remora veruna!
Ed, ove ne ricorra la necessità, lo si prenda e lo si porti di peso, all’interno di altro lavoro specialistico, per esempio che attiene alla genetica! Cosa c’è di male? Nulla! Anzi non cogliere la “scientificamente valida” occasione può portare ad uno stallo, il progetto dei genetisti! Cosa c’è di male, si ripete? Nulla, ancora rispondiamo!  Se non fosse per la presenza ostativa di quel grosso MAcigno!
I DUE LAVORI SONO IMMORALE FRUTTO DEL PECCATO ORIGINALE!
Ed il conseguente risultato, nella sua globalità, poiché drogato anch’esso, non potrà avere la certifica di contenitore della verità!  M a i !
 
2 - disamina - sa ‘e unu
 
Molto bene sardo lettore, sono queste le godibili occasioni che ci caricano d’adrenalina!
È, la succitata, ennesima circostanza in cui dei genetisti, ovvero delle persone aventi nessuna preparazione in merito alla Storia Antica della Sardegna, vanificando oltretutto l’esito del loro lavoro, creano i presupposti per una diffusione a catena di erronee proclamazioni, nell’ambito della loro stessa disciplina! Reputiamo vieppiù colpevole, tale atteggiamento, in ragione del fatto che il comune buon senso, li vede come portatori della “nuova scienza” che, in quanto tale, è ritenuta priva delle invereconde negatività ed ascondimenti per troppi decenni propinatici da storici ed archeologi della Sardegna!
Pertanto, a ragione del limitato portato scientifico “che è posto all’origine” delle dichiarazioni da noi rilevate e contenute nel lavoro citato, desideriamo entrare nel più profondo, vivo merito degli aridi rigagnoli, la cui acqua stagnante non riuscì a dissetare i nostri, per altro verso, amati genetisti!
Partiamo, per semplicità nel riscaldare l’interesse, dall’ultimo punto da noi evidenziato: i 300.000 abitanti che, così credettero fermamente i “genetisti”, calcarono il suolo di Sardegna in quel considerevole arco di tempo, 1200 ANNI, compreso fra 1700-500 a.C.! E, immantinente, ci si chiede come sia stato mai possibile che, professionisti che fanno della ricerca e verifica metodica il loro esercizio quotidiano, ricopiassero quel passo e, senza cogitarvi sopra trenta secondi, lo riportassero integralmente nel loro lavoro! Perché, sarà oltremodo lecito chiedersi, e pertanto ci chiediamo: ammesso i Sardi contassero 3700 anni fa, circa 300.000 anime, quante centinaia di portentosi miracoli avrebbe dovuto compiere il loro Dio, per far si che, dopo il lunghissimo trascorrere di DODICI SECOLI, il conteggio desse sempre lo stesso risultato?
Ci viene riferito esser presa, questa chiara e fondamentale indicazione, dal testo che, anche noi qui, ricalchiamo in nota[10]. In tale testo, troviamo le pagine 80 e 81, riportare le indicazioni cui si riferiscono i genetisti; ne diamo il nucleo fondamentale:
«Si capisce che l’esistenza di migliaia di nuraghi[11] appartenenti a questa Fase III (1200-900 a.C., ndr), i quali per lo più presuppongono la presenza di altrettanti aggregati di dimora di sudditi in funzione del potere dei principi, fanno ascendere il loro numero a ben oltre quello del campionario citato (7000-8000, ndr). Le ristrutturazioni, avvenute in periodo di tempo successivi per cause naturali e umane, dei più antichi nuclei d’abitazione, non consentono di precisare la consistenza quantitativa delle case, le quali, nella definitiva stesura edilizia, variano nel numero dalle 40 (nuraghi semplici, ndr) alle 200 (nuraghi complessi, ndr): ciò che fa ipotizzare una popolazione da qualche centinaio (ovvero dieci per abitazione riguardo i primi, ndr) a un migliaio e più di individui (sempre dieci per ogni casa, riguardo i complessi, ndr). (e qui inizia il frastuono della grancassa, atta a confondere i semplici animi, ndr). In effetti, non c’è possibilità di verifica, come ci sfugge il calcolo dello stato demografico dell’isola che, se fosse valida la supposizione della presenza “d’una trentina di abitanti in media” (Ohibò! ndr) sui 7.000/8.000 nuraghi e dimore pertinenti, oscillerebbe tra le 200 e le 250 mila unità».
Notiamo con grande piacere filologico come, la “palesemente controversa” esternazione del Lilliu, che forse sarebbe più onesto definire “decisamente raffazzonata” e pertanto priva di alcun rilievo scientifico, lascerebbe allibito e muto, qualsiasi attento lettore che fosse veramente desideroso di ben comprendere ed acquisire certificata conoscenza in merito proprio alla secolare vexata quaestio! Invece, i “genetisti” si guardaron bene dal produrre almeno (ove non avessero avuto l’animo di entrare nel merito tecnico) una banale esegetica lettura dello scritto cui si riferiscono! Avrebbero evitato di commettere peccato grave che li porterà a patire l’inferno! Inoltre, da parte di cotali scienziati, non si capisce la scientifica ragione per cui si siano permessi di arrotondare, per eccesso, il dato fornito dal Lilliu! Già lo stesso Baruminese, pose in essere il suo arrotondamento al dato aritmetico deducibile (210.000 e 240.000), ma il permettersi da parte loro, sic et simpliciter, di elevare il dato fornito dalla loro “accreditata fonte” fino a 300.000 ci sembra, quanto meno, una imperdonabile metodologica caduta di stile! Ma, ben oltre essi nella loro incuria, sono arrivati! Infatti, il dato del Lilliu si attestava, mediando fra le due cifre, su 225.000 unità! Ma essi, drogandolo fino a farlo ascendere a 300.000, hanno posto in essere una autentica falsificazione! Che non possiamo accettare! Si è deciso di aumentare la popolazione della Sardegna registrata dalla loro fonte, del 33,3%! Hai ben compreso lettore attento? È come se, gli stessi scienziati, volendosi riferire alla popolazione attuale di 1.675.000 persone (dato anagrafico del 2011), decidessero di raccontarci che i Sardi abitanti la Sardegna siano invece: 2.232.000!  Ohi, ohi, ohi!
Ma, siamo ancora sulla superficie, senza aver fatto neanche un piccolo scavo per sondare la plausibilità delle parole del Lilliu. Non per nulla si definì, appena supra, essere quella cui si riferirono i genetisti, una sua “controversa” esternazione! Bene, ci siamo assunti il compito di svelare cosa esso volesse dirci nella realtà.
Ci siamo sobbarcati l’onere di rivedere, nel merito, gli scritti del Baruminese rilasciati nel trascorrere di cinque decenni, onde tirar fuori la verità sulla consistenza della popolazione della Sardegna che fu, dallo stesso, “realmente” scoperta! Abbiamo fatto ciò, con rigorosa attenzione, seguendo pedissequamente tutti i dati forniti dallo studioso, scartando però quelli addomesticati e quelli palesemente fuorvianti messi a bella posta, frutto questi, della sua negligente attenzione verso il proprio lavoro!
L’«onesto lettore» potrà deliziarsi nello scoprire ciò che sempre nascose il Lilliu Giovanni da Barumini, quì:
che è luogo ove si racconta che il Lilliu, da decenni, era arrivato allo stabilire certamente, essere la popolazione della Sardegna, «superiore ai 7 milioni di abitanti»!
Ohi, ohi, ohi! Poveri genetisti! Essi avrebbero dovuto prendere il VERO DATO cui era giunto il Baruminese Lilliu e, questo certamente valido, includere nel loro lavoro: «oltre 7 milioni di abitanti calcarono il suolo di Sardegna in quel considerevole arco di tempo, 1200 ANNI, compreso fra 1700–500 a.C.»!
I genetisti dalla sorte avversa, invece, si sono andati a fidare di ciò che ad essi “appariva” palese, nel pur infido e grottesco scrivere del mostro sacro della sarda cultura!
Non potevano immaginare che i dati che si apprestavano ad utilizzare erano, appunto, delle Mostruose Bugie! E, “moltissimo mal loro ne incolse”!
Si inizia ora il lavoro di analisi, nello stretto merito di ciò che ci compete, della nota dei “genetisti”.
Nel far ciò, ci riferiremo alla parte che essi racchiusero nel breve paragrafo “Contesto archeologico”, con il fine di evidenziare le ragioni che portarono, degli studiosi di genetica, ad «esternare dichiarazioni racchiuse in un mondo immaginario» che, ignorando la Reale Antichissima Storia della Sardegna, risulta incapace di accorgersi che i fatti che pone in sequenza RISULTANO ESSERE CAPOVOLTI, PERFINO!  La cui generatrice “categoria mentale”, qualsiasi persona con un minimo rigore logico, rileva di colpo!
 

LA PARTENZA : tappa d’avvicinamento!  (inserito il 26.12.21)

C’è un argomento che si è omesso deliberatamente di portare alla luce, da parte degli studiosi (archeologi e genetisti per lo più) che s’imbatterono pesantemente nella invadente presenza di Sarde Comunità distribuite nell’Europa di circa 7.000 e più anni addietro! Il momento in cui esse partirono dalla loro Isola!
Eppure, e lo diciamo a ragion veduta, avrebbe dovuto essere una naturale curiosità pronta ad assillare qualsiasi onesto ricercatore! Invece essi, i genetisti nello specifico, decisero di sentenziare che l’“agricoltura fosse arrivata in Sardegna ESATTAMENTE 7.700 ANNI FA”! Senza spiegarne ragione  e modalità! Col ciò, fallendo clamorosamente il loro obiettivo, come di consueto peraltro, ove decidano di toccare tematiche che attengono alla Preistoria e Storia Antica della Sardegna, di cui essi sono totalmente a digiuno! Infatti, di Arene Candide (vedasi infra) si conoscevano perfettamente tutti i dati emersi nelle multidecennali ricerche e certamente posti nero su bianco, almeno dal 1997, perfino da Albert J. Ammerman! Senza aver, quest’ultimo, osato affermare fossero stati I SARDI a trasferire ad Arene Candide la loro ossidiana di Monte Arci! «Non si poteva affermare»! Anche se lo stesso Ammerman era andato a misurare la distanza che separava Monte Arci da Arene Candide: km 450! Avete compreso? Non 243 miglia marine! Ma una distanza in chilometri! Che è misura tipica per tragitti terrestri! Allo scopo di allontanare ancor più IL SOLO PENSIERO dell’uso (fatto dai Sardi) del naturale mezzo adibito al trasporto marittimo!  LA  NAVE !   Anche in questo caso, cara Sardalettrice e caro Sardolettore, la scienza ebbe a scivolare di bel nuovo nel lozio! Ov’è ancora imprigionata!      
Ebbene, chiameremo questo piccolo (ancorché grandiosamente nuovo!) contributo, così: tappa d’avvicinamento. Certo, sarebbe necessario un divenire archeosperimentale, onde ottenere un esito vicino al vero di quanto altro si intenda offrire alla degustazione della sardolettrice! Ma, si ritiene abbastanza accettabile, intanto, proporre IL NUOVO ch’è sempre generatore d’impensabili influssi!
Prendiamo in considerazione quattro (fra le tante) località nell’Europa, ove si recarono alcune comunità di Sardi e vediamo di stabilire approssimativamente, il momento in cui ciascuna di esse ebbe a salpare, dalla propria terra, con i suoi portentosi navigli, carichi all’inverosimile di tutto ciò che fosse ritenuto indispensabile a rendere meravigliosa la loro IMMANE “transumanza”!
Va ricordato che analisti di varia formazione, ebbero a testimoniare in merito a quanto ritrovato alle Grotte delle Arene Candide (Finale Ligure), quanto segue: fu ivi certificato il continuo passaggio 8.000 (e più, ndr) anni fa di «provetti navigatori» (tale fu la sentenza, nel 2012, del gruppo di studiosi che ebbero ad occuparsene) aventi seco: pecore, ossidiana di Monte Arci, ceramiche e «cinque tipi di cereali!  LA RIVOLUZIONE NEOLITICA! Ebbe a titolare una trasmissione televisiva a carattere scientifico, che comunicava la scoperta!
Orbene, onde trovare quel (certo, più vicino!) momento di partenza, si è semplicemente addivenuti al raddoppio del percorso in “linea d’aria” (tra Sardegna ed il luogo d’arrivo) ed all’uso del canonico metodo Cavalli-Sforza - Ammerman, che recitava circa così: «la velocità media di diffusione della coltivazione del grano è circa 1 km all’anno», dal momento che per sostenersi, le comunità in movimento, dovean necessariamente gestire tutte quante le risorse ricavabili da: raccolta, caccia, coltivazione e allevamento; riteniamo vieppiù come tra le risorse animali al seguito, non potessero mancare le bestie da soma come equidi e bovini, non disdegnando di prendere in considerazione anche l’alce, perché sue tracce (materiali e linguistiche) son sovente riscontrabili lungh’esse le direttrici di cui si discute. Per la correttezza del calcolo, ha da rilevarsi come ciò che si evince è semplicemente teorico in merito alla ricerca del momento di partenza. Infatti, prendendo in considerazione l’attimo della morte dell’individuo, noi diamo per scontato che il tempo di arrivo sia proprio coincidente con quello del suo decesso! Ma, la comunità d’appartenenza, in linea teorica, potrebbe essere giunta sul luogo anche dieci o cento generazioni prima! Orbene, i primi due casi trattati infra, sono scelti di proposito onde chiarire al massimo il senso di questo nostro parlare! Diremo anche: NE7, Gok4 eccetera, sono codifiche fornite dagli studiosi.      
* NE7 Ungheria, resti risalenti a 6.400 anni fa; distanza calcolata pari a km 3.700 circa; tempo di percorrenza 3.700 anni circa; momento della partenza dalla Sardegna pari a circa (6.400 + 3.700) 10.100 Anni Prima d’Ora!  
* Gok4 Svezia meridionale, resti risalenti a 5.000 anni fa, il cui momento è retrodatato (dal sottoscritto) di 500 anni perché a km 15 dal luogo di ritrovamento dei resti umani (la superlativa Tomba di Giganti) fu rinvenuto un deposito di ossi di ovini! La qual cosa ci fece ragionevolmente credere che i Sardi fossero lì presenti ALMENO da 500 anni prima della morte del giovane Gok4! Infatti, le pecore dell’Europa sono figlie dell’Ovis ammon musimon o Muflone della Sardegna! In più sappiamo che dal Muflone della Sardegna: «sarebbero derivate le pecore dell’Europa settentrionale, la Heidschnucke della Europa media, la Brzosuwcki estendentesi nel sud fino ai Carpazi, come anche le pecore della Russia del nord; inoltre sono derivate dal Muflone: le pecore delle brughiere tedesche, le pecore scandinave, le pecore siberiane, le pecore irlandesi, le pecore delle Ebridi, le pecore delle Shetland. (vedasi C. Gugnoni, Enciclopedia Treccani, vol. XXV, 1949, pp. 832-50).  Pertanto il nostro calcolo così si sviluppa: resti, “anche” risalenti a 5.500 anni fa; distanza calcolata pari a circa km 5.300; tempo di percorrenza 5.300 anni; momento di partenza dalla Sardegna pari a circa (5.500 + 5.300) 10.800 Anni Prima d’Ora!
* “Stoccarda” Germania, resti risalenti a circa 7.000 anni fa; distanza calcolata circa km 3500; tempo di percorrenza 3.500 anni; momento di partenza pari a circa (7.000 + 3.500) 10.500 Anni Prima d’Ora!
* CB13 Iberia, resti risalenti a 7.400 anni fa circa; distanza calcolata pari a circa km 3800; tempo di percorrenza circa 3.800 anni; momento di partenza circa (7.400 + 3.800) 11.200 Anni Prima d’Ora!
 

note e riferimenti:


[1] Elenchiamo solo quelli evidentemente eclatanti! Italia, Sardagna, località sopra Trento, amministrativamente autonoma fino al 1930 ed oggi quartiere  inglobato nella municipalità del capoluogo: riteniamo sia denominazione data dai Sardi dell’Antichità (a ricordo della loro Sardegna), al luogo ove si stabilirono, da imprenditori, gli antenati di Oetzi. Svizzera, Piz Sardona, cima di m. 3056, che giace nel punto ove s’incontrano Grigioni, S. Gallo e Glarona, fornisce la denominazione al gruppo montagnoso (comprendente Vorab, Ringels-piz, Piz Sol) la quale poteva essere assegnata solo dai Sardi residenti nei suoi dintorni, che forse si conducevano per i loro affari, lungo il corso del Reno che appunto avvolge tutta la montagna e si fugge alfin verso Stoccarda, il luogo della Signora Similsarda; sempre in Svizzera è un toponimo, Sargans (a c. km 3 ad Ovest del punto di primo contatto del Reno col Liechtenstein) l’origine della cui radice si appalesa molto indicativa; abbiamo ivi, ancora un fiume che a noi rimanda, chiamato Sarine (Saane), che attraversa Friburgo. In Spagna e Francia, sono molte decine i toponimi, che rimandano alla Sardegna; vicino Barcellona è Cerdanyola (Serdaniola); ma in Catalogna è “una intera regione” conosciuta come Cerdanya ed avente a capoluogo Puig-cerdà, essa, posizionata sui Pirenei, è al confine con la Francia, ov’è sistemata un’altra  (nostra) regione che nomasi Cerdagne (avente pronuncia Serdagn). Per la Germania abbiamo reminiscenze che afferiscono al dizionario tedesco precedente gli anni Venti: sardaña  ≡ grazia; sardañosa ≡ graziosa; sardenar ≡ chiudere (oppure condannare); sardioque ≡ simpatia (oppure vivacità); sar ≡ con; serdañí ≡ leppa (in sardo). Andiamo in Ungheria e vediamo dei toponimi: Szekszàrd [si pronuncia Seksard]; Sarkoz [S(ci)arcos con s finale dolce]; Sarvar; Vaszar [Vasar]; Soroksar; Szarvas [Sarvas(c)]; Sar, Saar o Aba-Sar (nella provincia di Heves) con i resti del castello del re Aba Samuel (forse da identificarsi con la attuale Sirok); Sarbogard  km 20 ad Est lago Balaton, appena sotto il 47° parallelo; Sari a 10 km a SSE di Ocsa; Sard borgo a ONO di Kaposvar; Sarkad sulle rive del Koros Nero; Sard (in valaco Sardu) ai limiti della Transilvania; è frequente nelle campagne della grande estensione della “terra bassa”, cioè dell’Alfold la “csárda”, edificio che serve come luogo di ritrovo, locanda, mercato; ma non possiamo esimerci dal fare riferimento al ballo (sardo) ungherese che nomasi anch’esso csarda e si vocalizza con un suono che è a metà fra “sarda e sciarda”. L’elenco prosegue ora con singole indicazioni riguardanti soltanto “dieci” Paesi, fra i tanti, nei quali se ne riscontra almeno una. Russia, (così estesa da meritar la menzione di tre dei tanti), Serdobol o Sordabala sul Lago Ladoga; Sardtze-kamen sullo stretto di Bering; Serdoba Malaia sulle rive del fiume Serdoba, nella provincia di Saratov. Romania, Ariusd 15 km a N di Brasov, sposa anche culturale di Cuccuru Is Arrius, Cabras. India, fiume SardaSarjù (anche qui da “is arrius”?) che nasce nel Tibet col nome di Kali-Ganga, attraversa la frontiera del Nepal ed alla fine si getta nel Gogra ch’è affl. Sin. del Gange; la città di Sardhana o Sirdhana nella stessa provincia di Meerut. Malesia, Sardang o Serdang 20 km a S di Kuala Lumpur. Turchia, Sardeis, la città che poi fu di Creso. Grecia, Sardes, villaggio di Limnos. Bulgaria, Sardica, l’odierna Sofia. Jawa, Dempasar capoluogo di Bali. Costa Rica, Sardinal, fiume che nasce sulle colline del Congo (35 km a N di San José), affluente del SarapiquìMessico, Sierra de Sardinas  a circa 260 km ad O di Monterrey. Brasile, Sierra Sardinha nello stato di Minas Geraes (ora Gerais) situata nei 300 km che separano Joao d’el Rey e la località Ayuruoca, a S. Libia, Serdeles a N del Tadrart Acacus, circa 800 km dalla più vicina riva del Mediterraneo. Siria, Serdjilla località con resti d’antico insediamento 80 km SO Aleppo.
 
[3] È bene si precisi che: a) “Stuttgard” è appellativo rivolto ai resti della Signora vissuta circa 7000 anni fa, definita “Similsarda” dai genetisti, rinvenuta a Stoccarda, b) Oetzi, risalente a circa 5.300 anni fa, fu primo ad esser definito “Similsardo” dai genetisti, c) l’agricoltore svedese meridionale, ventenne, alto m. 1,65, trovato in una tomba megalitica in cui ravvedesi una TdG, a Gokhem Parish, conosciuto come Gok4 avente circa 5000 anni,  rinvenuto in un contesto che rimanda alla Cultura dei Vasi a Imbuto, fu anch’esso definito “Similsardo” dai genetisti.
 
[4] Perché discostantesi dall’opinione oramai accettata comunemente, soprattutto in area genetica, come anche risulta dalla posizione che continua a manifestarsi, da parte di decine di studiosi della stessa disciplina, che mandano in stampa i lavori appresso enumerati!
 
[5] Questa è la Prima, decisamente autorevole smentita, della di già fatiscente teoria dei genetisti di Nature!
 
[6] Questa è la Seconda, decisamente autorevole smentita, della di già fatiscente teoria dei genetisti di Nature!
 
[7] Questa è la Terza, decisamente autorevole smentita, della di già fatiscente teoria dei genetisti di Nature!
 
[8] G. Lilliu, 1963, La civiltà dei Sardi, dal Neolitico all’età dei nuraghi, ERI, Torino, p.19; ed. del 1988, La civiltà dei Sardi, dal Paleolitico all’età dei nuraghi, Nuova ERI, Torino, p.27; ed. del 2003, La civiltà dei Sardi, dal Paleolitico all’età dei nuraghi, Il Maestrale (Nu) / Rai Eri (To), p.28; edd. 2007/2011, Il Maestrale, Nuoro, p.28.
 
[9] Dienekes Ponticos, nel commento che registrò il 2.8.13, sul suo blog, così ebbe ad esprimere i suoi dubbi sul metodo: «The usefulness of "archaeological calibration" eludes me […]». Cioè: “la utilità della calibrazione archeologica mi sfugge”. Ed anche aggiunge che: “la discendenza della attuale popolazione della Sardegna, da quella iniziale espansione, oppure da un successivo fondatore, resta ancora da dimostrare”. Ma, questo è campo nel quale non possiamo né vogliamo entrare.
 
[10] G. Lilliu, 1982, La Civiltà Nuragica, Carlo Delfino, Sassari. Abbiamo consultato la ed. del 1987 che, precisa nel contenuto a quella del 1982, se ne discosta per la veste editoriale.
 
[11] Delle migliaia di nuraghi qui citati, il Baruminese ci riferì a partire dal 1988 in “la civiltà dei Sardi”, p.357, in questo modo: «Alla qualità eccellente dei nuraghi complessi, spesso fulcri di un sistema di torri minori, corrisponde l’incidenza quantitativa nel territorio regionale».