Ennesimo tentativo di cancellare il Passato della Sardegna!

Ennesimo tentativo di cancellare il Passato della Sardegna!
colpevoli: genetisti, archeologi, linguisti
inseminato nel 2010 - nato a Giugno 2012 - pubblicato a Luglio 2013
 
Mi imbattei, il 9 Febbraio 2018, in una nota sul web che ne riproponeva altra (con filmato) del Giugno 2016 della stampa locale, in cui ci si informava che il ricercatore universitario Carlo Lugliè dell’ateneo cagliaritano, dichiarava fosse necessario datare non più al 6.000, ma al 9.000 a.C. la presenza umana nel Sulcis (riparo sottoroccia di Su Carroppu di Sirri, Carbonia) come dimostrerebbero nuovi dati disponibili. Ebbi varie occasioni per stigmatizzare l’esternazione del Lugliè, ora professore associato, e mi sentii in dovere di intervenire anche ivi.
 
DIETRO  LA FACCIATA  
Premessa - Quì si discute di Mesolitico (che si colloca nella ns. area geografica fra 12-11.000 ed 8.000 anni fa, “circa”), la cui classificazione, in termini di cronologia della preistoria, segue il Paleolitico superiore e precede il Neolitico. Ebbene, ciascuno di noi ben sa come «la Sardegna sia la regione geografica meno studiata fra tutte quelle che si affacciarono e si affacciano al  Mediterraneo»! Infatti, lo specialista sardo universitario, del quale qui si analizza la dichiarazione, sostenne nel 2009 che i siti sardi classificabili come appartenenti al Mesolitico fossero soltanto QUATTRO! Ora, in queste condizioni, se io personalmente mi fossi occupato di Mesolitico avendone incarico professionale, mi vi sarei dedicato senza sosta! E sarei CERTAMENTE riuscito a trovarne QUARANTA di quelli che intende il Lugliè! Infatti, già in questo istante ne ho in mente «sedici»: i quattro, Su Carroppu, i sei luoghi da cui partirono le sei comunità sarde attestate in Europa «con certezza archeologica e genetistica», altri quattro che non furono conteggiati, oltre a quell’uno in più che esula dai vostri conti, del quale darò conto infra.
E, bada bene attento lettore che, se avessi voluto sconvolgerti e gettare nel più nero sconforto quegli pseudostudiosi che mai studiano, mai indagano e mai si pongon domande che li portino fuori del cammino da altri tracciato, avrei potuto scrivere d’averne pronti, almeno, «dieci volte quaranta»! NOMINANDOLI UNO PER UNO!
Pertanto, pare molto evidente quanto necessario sia, SEMPRE, “prendere con le pinze” le quantità (non solo di numerico interesse) elargiteci dagli archeologi, la cui categoria (ed anche questa è cosa arcinota) si comporta per lo più come i Vigili del Fuoco i quali, appunto, si recano nel luogo da cui son chiamati! Tanto è vero che, gli archeologi anche il contadino è solito chiamarli, anche la mareggiata lo fa di sovente, anche le compagnie che costruiscon strade e strade ferrate lo fan “malvolentieri”! Ebbene sì, a me pare che essi archeologi MAI SI CERCHINO CON RIGORE SCIENTIFICO un luogo ove scavare perché ivi indirizzati da una attività di analisi e ricerca! Ed è proprio questo il motivo per cui l’Archeologia è definita una metodologia e non una scienza. D’altro canto c’è da dire che il nostro, è dal dicembre del 2012 che ci delucida (definitivamente!) sulla presenza umana di Su Garroppu riferita a circa il 9.000 a.C., cioè al Mesolitico!
 
BAH,  INVENTIAMOCI UN NUOVO PARADIGMA
Ma, ahilui! L’associato professor Lugliè, vediamo prono e perfettamente allineato ai dettami dello «espediente chirurgico» posto in essere dalla Universale Cultura Dominante allo scopo di tagliar via, annichilire l’Antichissimo Grande Passato della Sardegna! Infatti, solo ora nel suo parlare in questo filmato, egli ci avverte che dovremo cancellare qualsiasi, ANCHE CONCRETA, idea di popolamento della Sardegna stabilita per il passato! E sentenzia diligentemente che:
«[…] OGGI SI FORMULA UN NUOVO MODELLO DI POPOLAMENTO DELL’ISOLA»!
L’ossequioso Lugliè, tranquillamente, taglia via e getta in discarica tutto ciò che ci ha appena riferito sulla testimonianza di Su Garroppu! Taglia via e getta in discarica ciò che egli stesso espresse anche al convegno, “La preistoria e la protostoria della Sardegna” del 2009, sulle presenze nel Mesolitico: «La Grotta Corbeddu (Oliana), il Riparo sotto roccia di Porto Leccio (Trinità d’Agultu), l’atelier di lavorazione della selce di Sa Coa de Sa Multa (Perfugas) e l’insediamento in Grotta Coloru (Laerru)». Ma, desidero si noti che, riguardo il “mal digerito” sito di Grotta Corbeddu (unico ad esser studiato per un quarto di secolo da uno internazionale gruppo interdisciplinare di scienziati), il risultato “ufficiale” fu la testimonianza di una continuativa presenza dell’uomo A PARTIRE DA 22.000 ANNI FA, PER ARRIVARE FINO A 8.750 ANNI FA!    Però!
Se si analizzasse la struttura della stratigrafia resa disponibile per quel luogo, ci si accorgerebbe come la «presenza dell’uomo in Grotta Corbeddu trovi testimonianza a partire fin da 48.000 anni fa»! Altro che Mesolitico! Però, tale verità scientifica essendo ormai d’ostacolo al nuovo “fantasioso” paradigma, viene messa da parte, distorta ed infarcita di stoltezze, come vedemmo nei due lavori sulla «risibile presunzione dei genetisti» che ebbi a pubblicare di recente su un blog!
Pertanto, la decisione di «formulare un nuovo modello di popolamento della Sardegna», senza avere la benché minima prova che ne avalli il proposito, rappresenta un salto nel buio che “solo persone che ignorino totalmente la STORIA del plurimillenario vissuto dell’Isola”, possono aver partorito! E, proprio in ragione di ciò, mi son convinto che l’immorale progetto provenga da istituzioni forestiere i cui componenti hanno, della Sardegna, una tal imprecisa collocazione lungo il trascorrere del tempo, da assomigliare essi, a quegli avventurieri, mercanti, diplomatici e studiosi che si recavano in Oriente al principiare del XVII secolo, per scoprire i favolosi luoghi della Bibbia!
Questo gravissimo intento di vile deculturazione [i cui più risonanti artefici si son visti (a prescindere dai soliti giocherelloni francesi che vi operano da quarant’anni) nei “risibili lavori” appena nominati, esser presenti anche in Associazioni Internazionali quali Science e Nature!] avrebbe la pretesa di dimostrare che la Sardegna sia stata terra quasi disabitata prima di 7.700 anni fa! In quel preciso momento, «non un attimo prima né uno dopo», certi linguisti, genetisti, archeologi (gli storici sono colpevoli assenti come detto), ambirebbero con le bugie (come documentai la scorsa estate!) farci credere ad un arrivo di agricoltori in Sardegna, portatori di sementi e di «pecore pur anco»! Figurati in po’, Sardolettore, se può essere mai esistito qualcuno che abbia potuto partorire l’insana idea di condurre delle pecore verso l’Isola (quasi fossero animali addomesticati sconosciuti in Sardegna), quando quelle di tutta l’Europa discendono proprio dall’Ovis ammon musimon o Muflone della Sardegna!
 
UNA BELLA E “GUSTOSA” GITA
Ciononostante, si organizzò persino un’itinerante convegno turistico addomesticato da abbondanti libagioni (come si può leggere in “Ringraziamenti” alle pagine VII ed VIII in cui si dilunga per la bisogna il basco Eduardo) nel giugno del 2012 ideato proprio da E. Blasco Ferrer (“Iberia e Sardegna, legami linguistici, archeologici e genetici dal Mesolitico all’Età del Bronzo”) con sezioni di: archeologia (Tanda), linguistica (Nocentini), genetica (Francalacci), con la presenza anche del Lugliè!
Ebbene, caro Sardolettore, ho la pretesa di essere redattore, morigerato certo, il cui primario obiettivo però si incentra sulla verità che, in autonomia, sorte fuori prepotentemente dal contenuto del testo analizzato. Nei “ringraziamenti” il Basco ci rende anche note le tappe nelle quali i convegnisti furono deliziati dagli intervalli dedicati alla culinaria sarda cultura: Capoterra, Santa Cristina, Galtellì, Dorgali, Cala Gonone, Alghero, Barumini, Sinnai.      
Bene, bene! Esso convegno, avrebbe dovuto dimostrare attraverso linguistica storica, genetica molecolare ed archeologia, che fosse stata l’Iberia, ovvero la regione dei Paesi Baschi (ma guarda il caso!), il luogo di partenza degli agricoltori e pastori che attraverso il territorio iberico, le coste meridionali francesi, l’italico stivale, Toscana e quindi Corsica, portarono in Sardegna, per la prima volta, «pastorizia e agricoltura»! Hai ben compreso caro Lettore? Ma, proprio qui:  CASCA L’ASINO!   
Eh sì! Perché furon proprio quei genetisti e quegli archeologi che non vollero sottostare a dissennate imposizioni deculturanti (grazie a Dio!) a fare lo sgambetto all’asino su cui improvvidamente eran assisi quei convegnisti! Dal momento che “una quantità” di lavori scientifici certificarono, «proprio in una visuale genetica ed archeologica»: la numerosa presenza di Antichi Agricoltori Similsardi (cioè imparentati “geneticamente” con i Sardi odierni) SPARSI IN TUTTA L’EUROPA (in quei sei siti accennati supra, ovvero, posizionandoli tutti nelle aree geografiche dell’oggi, in: Iberia, Germania, Svezia, Tirolo, Ungheria, Bulgaria)! Ma, v’ha da dirsi, essendone causa il suo portato umoristico che, nella più rovinosa caduta essi si produssero al momento dell’uscita di un lavoro, nel settembre del 2015, in cui si dimostrava la presenza di una «Signora Agricoltora Similsarda» che visse 7.400 anni fa nei pressi di Barcellona, cioè proprio in Iberia! Accidenti, questa non ci voleva!
Riguardo tale Agricoltora Similsarda [classificata dai diciannove ricercatori che estesero il lavoro insieme ad I. Olalde come “CB13”] venne precisamente riportato: «[…] CB13 costituisce un unico insieme con tutti i “Primi Agricoltori Europei” precedentemente sequenziali ed i Sardi Odierni»!
E, dove sta lo smacco, stracarico del più godibile spasso, subito da quei genetisti, archeologi e, soprattutto, linguisti?
Eccolo! «Se, la Signora Similsarda proveniente dalla sua Sardegna, fosse deceduta nello stesso momento dell’arrivo dopo il lunghissimo viaggio, significherebbe che ella con la sua famiglia sarebbe dovuta partire, dalla Sardegna, circa «9.400 anni prima d’ora»! Cioè DICIASSETTE SECOLI PRIMA del momento, individuato dai succitati “cantori e suonatori”, come arrivo dell’agricoltura in Sardegna!  
Si ottiene questo risultato per la legge stabilita proprio da genetisti ed archeologi (i sigg. L.L. Cavalli-Sforza e A.J. Ammerman in primis), sulla velocità media di diffusione della coltivazione del grano, “cioè la velocità di spostamento degli agricoltori”, pari a circa 1 km all’anno (avendo come modello lo pseudo-arrivo di agricoltori ed allevatori dall’oriente!)»! E, lettore sardo, ti prego di star tranquillo perché ciò che dico «RISPONDE AL VERO»! E’ talmente vero che, tieniti forte: “fu proprio Albert J. Ammerman che ventuno anni addietro, ebbe a comunicarci, pur se con formula filologica contorta (ehmbé, non si può avere tutto nella vita! Così come nella ricerca!) che i Sardi, almeno da 9.000 anni fa, stavano portando ossidiana di Monte Arci nel continente, passando per la Grotta di Arene Candide di Finale Ligure! Ed, altri studiosi, docenti e impegnati in varie discipline, quindici anni dopo di lui, avendo analizzato per anni tutto il contesto dei reperti restituiti dalla Grotta, dichiararono che “i provetti navigatori che lasciarono ivi l’ossidiana di Monte Arci, vi portarono anche sementi e pecore”! Come CHIUNQUE è in grado di comprendere, “contesto temporale e cultura” che accompagnò gli “imprenditori in viaggio”, SONO PERFETTAMENTE COMPATIBILI, FRA BARCELLONA ED ARENE CANDIDE! Ma di ciò i nostri “pifferai” non si sono accorti!    
 
PRINCIPIANTI ALLO SBARAGLIO
Ma, attento caro lettore! Sopra abbiamo fatto un esempio limite! Cioè, “la Agricoltora Similsarda di Vallirana”, battezzata tristemente come “CB13”, debba esser deceduta nello stesso istante del suo arrivo in Iberia”! E, se per caso (ma non è un caso e lo vedremo fra poco) gli antenati della Similsarda fossero stati presenti in Catalogna già da mille anni? Ciò starebbe a significare che quei Sardi suoi antenati, «sarebbero dovuti partire dalla Sardegna 10.400 anni fa circa»!  Bene! Bene! Bene!
Abbiamo così visto degli pseudo scienziati, «privi di conoscenze specifiche», preconizzare l’arrivo di agricoltura e allevamento in Sardegna QUASI TREMILA ANNI DOPO IL MOMENTO IN CUI I SARDI LI STAVANO ESPORTANDO IN EUROPA! Questo è semplicemente fantastico, o tristemente comico, ossimoreggiando un po’! Lo senti, caro Sardolettore, il grande tonfo procurato dal battere a terra di genetisti, linguisti ed archeologi a seguito della lor trionfale CADUTA DALL’ASINO?
Riguardo, poi, la possibilità che i Sardi stessero partendo dalla Sardegna per andare, DA IMPRENDITORI, a conquistare l’Europa «DI GIA’ “CIRCA” 14.000 ANNI FA», ho presenti molti dati nel carniere cui far attinger la tastiera! Ma, ne voglio presentare uno, certo e schioppettante, ch’è per ora sepolto nei monti iberici! Ancora più certo di qualsiasi dato risultante da una analisi genetica perché questo ultimo va interpretato ed ha pertanto una variabilità anche molto grande in relazione alla “opportuna scuola di pensiero” che lo analizza! Mentre il dato tangibilmente concreto di cui si dispone, ha la variabilità dichiarata dall’avverbio che lo precede!  Vedi, caro Sardo che ami la Tua Terra, posso dire ben di più! Eh sì, perché un esame neanche troppo approfondito del reperto, fa intendere il livello culturale e tecnologico in cui dovette trovarsi la Civiltà Sarda che lo produsse! Un livello tale che mi proietta nella circostanziata considerazione che, la datazione ultima cui giunsi progressivamente in questi ultimi dieci anni riguardo ai circa (7.500, 10.000, 12.000 ani fa) per indicare la presenza dei Nurakes in Sardegna, debba essere accettata come «vicinissima al vero»! Eh, he, duemila anni non sono un colpo di fiato!
D’altro canto, avendo presente l’insieme di popolazioni viventi nel continente Sardegna, padrone (a vario titolo) dell’arte d’andar per mare di lungo corso con i propri velieri, capace di costruire portentosi monumenti in pietra 12.000 anni fa, non è difficile pensare che il Sardo multietnico fosse già in grado di andare da imprenditore in giro per il mondo conducendo seco pecore, sementi, ossidiana e lo stato culturale completo che quotidianamente ne imbastiva i pensieri! Eh sì! Perché la testimonianza di cui si parla non è un oggetto, ma un pensiero! Per i più bramosi di certezze, onde insaporiscano vieppiù la loro già matura Sardità, aggiungo: 1- sono presenti altre ossidiane in Liguria (Riparo Mochi ed Arma dello Stefanin) datate in contesti temporali che rimandano al XIII-XII millennio prima d’ora! Dimostro, senza tema di smentita da parte di chicchessia in “kircandesossardos”, come gli artefici di quel trasporto di strumenti in ossidiana POSSONO ESSERE STATI SOLTANTO GLI IMPRENDITORI SARDI! 2- non c’è da stupirsi (probabilmente solo il Lugliè lo fa ancora) di un movimentarsi di ossidiana per quella data da parte dell’uomo! In Ungheria ed Anatolia, lo si faceva di già, 40-30.000 anni or sono! Accidenti! E PERCHE’ IN SARDEGNA NO? Ahi, ahi! Non fare così lettore poco attento! Ebbi a dirti supra che IN SARDEGNA NON SI E’ CERCATO MAI NULLA! Ed ove anche si sia trovato, spesso è stato rioscurato! Si pensi solo alla Veneretta di Macomer! Sistemata dal soprintendente Gennaro Pesce nel Paleolitico superiore perché assimilata alla Veneretta di Savignano! Ma, RINASCOSTA dal Lilliu, «su babbu ostru» nell’Eneolitico!    
 
STUDIO E RICERCA PARI A ZERO
Ora credo sia il momento, caro Lettore, ti si indichi il tema su cui INCREDIBILMENTE  NON SI FOCALIZZO’ l’attenzione di alcun relatore a quel tal convegno, tenendo presente che per arrivare ad un risultato accettabile, qualsiasi fruitore dei dati del convegno, si sarebbe aspettato APPUNTO:  «-l’enunciazione di certi principi, -l’elencazione di certe consuetudini, -certe vicende che lasciarono indelebile impronta sui vari strati che composero il passato delle popolazioni scelte, -come la decisione di passare alla “ben più travagliata” vita sedentaria; -la precisa descrizione dei contorni sociali e culturali che (attraverso tantissimi millenni) condussero alla decisione di concentrarsi nella raccolta stagionale delle sementi selvatiche; -del sopravvenuto modificarsi delle tecniche di raccolta delle stesse selvatiche sementi, -alla tipologia delle fragili sementi selezionate, -del passaggio alla semina in luoghi più comodamente raggiungibili; -con altrettanto precisa descrizione del processo che portò all’addomesticamento animale; -con indicazione di quali animali si trattasse e di quanto lunga dovette essere la selezione per arrivare a un modello vincente»!
Ma, caro lettore, RIMASE LETTERA MORTA tutto ciò in relazione alle aree abitate dell’Iberia dei millenni XII e XIII prima d’ora, ritenute in grado, per capacità imprenditoriale, per capacità di mezzi economici, per la maestria nell’arte edificatoria comunitaria e privata, per la tecnologia raggiunta nel trasporto di uomini e cose, di poter essere attrici della grandissima impresa CUI FURONO DESTINATE DAI CONVEGNISTI!
Eppoi, sì! Ho elaborato i tempi di spostamento degli agricoltori iberici, tenendo conto dello scientifico metro stabilito dal Cavalli-Sforza e dall’Ammerman, che decreta esser necessario 1 km ogni anno, all’agricoltore, per portare altrove l’agricoltura! Ed ho scoperto (facendo il magnanimo) che quegli agricoltori iberici, per arrivare in Sardegna 7.700 anni fa debbano esser partiti, da casa loro mediamente, verso la metà del XII millennio prima d’ora! Ecco perché ritenni che uno STUDIO SERIO che soddisfacesse un qualsiasi esigente ricercatore avrebbe dovuto coinvolgere i tempi e gli accadimenti di cui furono testimoni il XII ed il XIII millennio in Iberia! Ma nulla di tutto ciò è andato a riempire una sola piccola parte dell’incontro, a giudicare dagli Atti, ovvero dai titoli dei lavori presentati e dai loro contenuti!
Ed allora, caro lettore, non mi sorprendo a dichiarare a voce piena: QUESTA E’ UNA VERGOGNA, PER IL MONDO SCIENTIFICO COINVOLTO IN TALE OPERAZIONE!  
Ecco alcuni titoli di quegli Atti:
1- di area linguistica: «i linguaggi del bacino mediterraneo “nel I millennio a.C.”»! Che reputo un momento un po’ tardo perché tenga registrati concreti passaggi linguistici sopravvenuti 9-10.000 anni prima!   2 – «Celti e Celtiberi nella Penisola iberica»! Idem con patate!   3 – ce ne sono tre che trattano il Basco, proto basco e sua morfologia! Ci si chiede: ma, e sa Limba?   4 – e, dulcis in fundo: «l’etrusco nel bacino del Mediterraneo»! Tema lontano anni luce dal contesto!
Mia considerazione tombale: «come al solito, gli organizzatori ed esecutori di qualcosa che riguardi la Sardegna, si son guardati bene dall’organizzare una lista di argomenti al più alto grado permeati di dati scientifici IRREFUTABILI!  Anzi, ben al contrario! Quasi la totalità dei temi SONO UN SEMPLICE RIEMPITIVO! Perché gli autori son convinti che i Sardi non abbiano titolo alcuno per ribellarsi, i più, mentre gli altri, son reputati essere “ grandemente addomesticati”!  
 
 
GLI ABORTI DEI CONVEGNISTI
Ai convegnisti era noto che, l’obiettivo dello “incontro al vertice” (come lo definì il Basco) fosse  «destabilizzare la devastante corrente di pensiero» che (a seguito delle numerose ricerche partite da Oetzi e portate avanti a tutto campo), dava ormai per certo che «i Sardi (i più esperti marinai del Mediterraneo) avessero invaso l’Europa da antichissima data, portandovi (almeno!) l’agricoltura oltre alla già riconosciuta pecora»! La Penisola iberica, malgrado i suoi trascorsi storici non avessero alcunché da raccontarci (ove ci rifacessimo AL NULLA che i convegnisti ebbero a lasciarci nello stretto merito), fu “scelta a tavolino” perché fosse il luogo di partenza di agricoltori e pastori che si diressero gioiosamente alla meta attraverso il territorio iberico, le coste meridionali francesi, l’italico stivale, Toscana e quindi Corsica, portando in Sardegna, per la prima volta, «pastorizia e agricoltura»!  Ma, si chiede ai sapienti convegnisti: di quali dati disponeva il contadino ed imprenditore della Galizia, così convincenti da spingerlo a decidersi di abbandonare tutto e tutto condurre lungo un INTERMINABILE (never-ending, appunto!) viaggio verso la Sardegna? E, caro lettore, hai pensato solo un attimo (certo non lo fecero gli ingenui convegnisti!) che SOLO DEI CEREBROLESI si sarebbero imbarcati in un’avventura alla ricerca di terre coltivabili e vergini pascoli, ABBANDONANDO UN POSTO ESTESO CIRCA 700.000 KM QUADRI, PER RECARSI IN UNO DI APPENA CIRCA 28.000 KM QUADRI, cioè esteso appena UN VENTICINQUESIMO DEL LORO IMMENSO TERRITORIO? [Primo Aborto]   
Ed, ancora, a quale flusso di informazioni aveva accesso il più o meno cospicuo nucleo di Iberici fatti partire dai convegnisti? Quale la sua articolazione? Ma, i sapienti studiosi convenuti, conoscevano il sopravveniente processo morfologico del Blocco sardo-corso verificatosi alla data incautamente scelta da essi sulla carta? E nel caso, gli emigranti, dove avrebbero dovuto “traghettare” sé stessi, greggi, famiglie ed attrezzature? In quella che conoscevano essere il settentrione della Sardegna Paleolitica (cioè la odierna Corsica), come avrebbero dovuto testimoniare le piccole migrazioni pilota di ritorno, la cui ultima esplorazione utile (per arrivare in Sardegna 7.700 anni fa come deciso dai convegnisti) deve essersi terminata a metà del XII millennio prima d’ora, cioè un attimo prima che i convegnisti decidessero la loro partenza? Ritengo questo insieme di insormontabili ostacoli possa rappresentare tristemente il [Secondo Aborto].
E, quale lo stupore di contadini e pastori alla notizia che avrebbero dovuto attraversare circa cinquanta chilometri di mare aperto (mi si conceda l’unità di misura terrestre più “alla portata” degli attori menzionati), elemento questo, che forse essi mai avean neppure visto, per andare dall’Elba (non ancora isola) alla “Sardegna settentrionale”, sbarcando di poco a nord dell’odierna Bastia? Ma ancora prima: come, i convegnisti avrebbero risolto il problema del traghettamento? A chi gli incauti emigranti si sarebbero dovuti rivolgere per avere un tal servizio? C’erano alla data, sull’Elba maestranze esperte in carpenteria navale? Ma, soprattutto: era abitata la piccola regione in riva al mare, che noi oggi chiamiamo Isola d’Elba, alla data, cioè a un dipresso 8.500 anni fa?  [Terzo Aborto]   
- (da ora “gli aborti” non si contano più) -
Ed ancora, quanto male si sarebbero trovati i poveri Iberici (lontani discendenti di quelli partiti, che avevano in mente per antichissima tradizione, dover fare un solo pur lungo salto di mare esattamente prima di essere alla meta), in una situazione geografica davvero dissimile da quella descritta dagli esploratori e tramandata di generazione in generazione, essendo ancor di più risalito il mare, che ebbe ad ingoiarsi tutto il territorio posto tra il luogo oggi chiamato Isola d’Elba ed il continente? Ed aver constatato (dopo chissà quante disperate vicende) che per arrivare alla meta sarebbero stati necessari due piccoli salti più uno consistente, oppure uno soltanto, ma quasi doppio di quello dei chilometri cinquanta?   Ma, quanto gravi sarebbero state le perdite, in uomini, animali e attrezzature, durante una traversata, se pur mai avessero avuto il coraggio di intraprenderla con al seguito le famiglie, quei disgraziati neofiti? La quale traversata rappresentava avventura straordinariamente nuova e gravida di tutti quei pericoli che il “peggior mare” è solito gettare addosso ai naviganti anche più esperti!  E, considerarono i disattenti convegnisti che, una volta fossero riusciti, Baschi ed Iberici, a giungere alla meta [che le ultime esplorazioni pilota (del XII millennio prima d’ora) identificarono come il settentrione di quella «Sardegna Paleolitica - intiero blocco sardo-corso emerso»], cioè esservi arrivati, sbarcati, essersi disfatti delle imbarcazioni certo usandole come legname per ecatombe in lode del Dio, si sarebbero decisamente diretti a meridione, di quell’area quasi interamente montuosa ove si erano venuti a trovare, per raggiungere il sogno dei grandi, vergini pascoli ed immensamente estese terre fertili? 
E, posero mente i convegnisti ameni, certamente (?) esperti di Preistoria della Sardegna, di quella preistoria che essi validamente dovrebbero insegnare alle università anche in rapporto agli accadimenti geomorfologici che coinvolsero pesantemente il Blocco sardo-corso in relazione alla risalita del mare, a cosa sarebbero andati incontro quei personaggi da essi partoriti? Certo che no! Perché essi parlano e noi tutti zitti e mosca!  Ma, stavolta la loro smania di affossare il Passato della Sardegna, le loro irrealizzabili idee, i loro qui presenti pseudoscientifici insegnamenti, affogarono miseramente nelle acque del mare!  Eh sì, caro Lettore! Quando i poveri pellegrini iberici dei nostri immaginifici docenti, cercarono di proseguire verso il sud, dopo circa 170 chilometri furono costretti a fermarsi perché il mare, da qualsiasi parte, impediva loro di proseguire! Cos’era accaduto? Ciò che anche i bambini delle scuole medie ormai sanno da decenni! Il mare nella sua risalita AVEVA CREATO LO STRETTO DI BONFACIO!  Accidenti, questa non ci voleva!
Concretizzandosi col ciò, il definitivo, nonché tombale [ULTIMO ABORTO DEI DISTRATTI CONVEGNISTI]! 
 
IL DE PROFUNDIS “SALMODIATO” DALLA TANDA
Per il vero, in relazione agli argomenti che ci condussero fin qua, ho ancora una gustosa sorpresa da “ammaniarti” caro Sardolettore! Ed infaticabile pur anco! Per avermi seguito fin qui ed avermi consentito la lunga esternazione!
S’è detto che, anche la Professoressa Giuseppa Tanda de Benettutti (assasarda), fosse presente a quel convegno “Iberia e Sardegna”, nel quale invero, molto si parlò di altro e poco di Sardegna: sei interventi su vent’uno.
Ma, ove si leggesse con la dovuta attenzione il testo del “suo cantico” “Il Neolitico antico in Sardegna”, ci si accorgerebbe che la docente dovette recarsi, certamente, malvolentieri a quel convegno di galantuomini il cui scopo, (lo si ricordi) era dimostrare (inventandolo di sana pianta sul momento!) l’arrivo in Sardegna, 7.700 anni fa, di agricoltura e allevamento DAL DI FUORI!
Ecco, giudicate voi, Sardi e continentali Lettori Attenti, con quale animo dovette acconsentire, la Tanda, ad esser presente ed in parte condurre, quella serie di incontri che avrebbero voluto dimostrare IL CONTRARIO di ciò che Ella AVEVA SEMPRE PERCEPITO, DALL’ALTO DELLA SUA QUARANTENNALE ESPERIENZA DI RICERCA SUL CAMPO!
Anche per la felicità della onestà intellettuale del ”libero uomo”, di seguito intendo riportare la parte più godibile, perché estremamente significativa, del suo intervento (preso dalle pp. 243-44 degli Atti del convegno), incentrato com’è sul Neolitico (l’aspetto grafico maiuscolo è a me dovuto):
«La distribuzione dei siti neolitici nelle tre sub-aree tirreniche (Corsica, Sardegna, Toscana) rispecchia, PERO’, non un equilibrio di intensità di valori culturali ma addirittura un’eccessiva disparità. Infatti, allo stato attuale, A FRONTE DEI 73 SITI SARDI,  sono documentati 24 siti corsi e circa 20 toscani. Stante questa situazione sembra difficile ipotizzare una via di neolitizzazione tosco-corso-sarda, con partenza dalla toscana, anche tenendo conto di fenomeni di intensa antropizzazione che potrebbero aver portato ad una distruzione di siti.
LE EVIDENZE INDICHEREBBERO, INVECE, UN MOVIMENTO AL CONTRARIO: DALLA SARDEGNA FINO ALLA TOSCANA»!
Null’altro da aggiungere!   
 
I.A.- Mi sovviene tuttavia, esservi da aggiungere quanto ebbi a scoprire nel momento in cui decisi di ordinare in libreria il testo cui mi son riferito in questa discussione.
Infatti, esso non era disponibile per la consuete vie, risultando la consegna molto in là nel tempo, perché distribuito attraverso il canale scolastico!  Avete ben compreso l’immane scandalo che si consuma sulla testa di poveri giovani?  Questo testo, che si basa su una trama del tutto fantasiosa, mancante di dati scientifici elementari che possano corroborarne l’autenticità storica, il cui contenuto è di un pressapochismo degradante ebbene, esso parrebbe imposto quale libro di testo alle “scuole superiori”!
E INVECE NO! SFORTUNATO LETTORE! La realtà  risulta molto peggiore dell’immaginazione!
Infatti:  «ESSO VIENE DISTRIBUITO A DOCENTI UNIVERSITARI E STUDIOSI»!
Povero! Povero mondo COSI’ TANTO MALATO! Al punto da risultare ora, già irrimediabilmente perduto FIN DALLA FONTE! Da cui dovrebbe sgorgare la incorrotta SAPIENZA ATTA A NUTRIRE LE VERGINI MENTI!
mikkelj   (primavera del 2018)